In piazza il 18 marzo per lo sciopero generale!

Nella giornata di oggi 18 marzo la sezione USI-AIT di Bologna presidia piazza xx settembre con un gazebo informativo sulle motivazioni che hanno spinto alla proclamazione di questo importante sciopero nazionale che ha coinvolto tutte le categorie del settore pubblico e privato.

Oggi abbiamo deciso di scioperare contro l’Accordo di Rappresentanza Sindacale del 2014, fra i dirigenti Cgil-Cisl-Uil e i padroni di Confindustria, che ha lo scopo di escludere totalmente i sindacati e i gruppi di lavoratori che hanno deciso di non abbassare la testa.

Scioperiamo contro il Jobs Act, una legge fatte per renderci sempre più precari e inermi; contro il ricatto delle differenze salariali che spezzano la solidarietà nei luoghi di lavoro, per il blocco e la cancellazione dei sistemi delle esternalizzazioni e degli appalti, solo metodi con cui sfruttare di più i lavoratori.

Lottiamo e sosteniamo ogni esperienza di lotta per la redistribuzione del reddito, per il diritto all’abitare, diritto al lavoro e alla salute a prescindere dal luogo di nascita.

La realtà che vogliono farci percepire i giornali e le tv è sempre più distante dalla realtà che dobbiamo affrontare ogni giorno, la politica prova a metterci uno contro l’altro per poterci soggiogare meglio, per questo, oggi ancora una volta scegliamo di alzare la voce contro la politica economica e sociale del governo Renzi e dell’unione Europea.
Oggi siamo stati in strada con la nostra arma più forte: la solidarietà
fra tutte e tutti, fra i lavoratori diversi.

Di seguito il testo del volantino distribuito, qui il pdf.

Ci dicono che presto i robot potranno sostituirci in molti ambiti e che, grazie alla tecnica, basterebbe lavorare 4 ore al giorno. Allora come mai lavoriamo sempre di più?
Dicono anche che dobbiamo fare tutti dei sacrifici, che è un momento difficile per chiunque… Perché allora io devo faticare ogni giorno, stringendo la cinghia per pagare bollette, mutui, tasse in costante aumento, continuamente sotto l’arbitrio di un qualche capetto, mentre il mio dirigente guadagna centinaia di migliaia di euro, licenziando e fallendo mentre passa le giornate fuori a fare ciò che vuole?
Viviamo in un paese dove il 5% della popolazione ha un terzo della ricchezza totale, e questa differenza fra poveri e ricchi continua a crescere, mentre a diminuire sono i salari e i diritti dei lavoratori.

Oggi, 18 Marzo, no! Oggi scioperiamo!

  • Scioperiamo contro l’Accordo di Rappresentanza Sindacale del 2014, fra i dirigenti Cgil-Cisl-Uil e i padroni di Confindustria, un modello totalmente antidemocratico, fatto appositamente con lo scopo di togliere dai piedi i sindacati e i gruppi di lavoratori più conflittuali.
  • Scioperiamo per combattere le leggi fatte per renderci sempre più precari e inermi; come il Jobs Act, che cancella qualsiasi garanzia di stabilità sul lavoro, lasciandoci al ricatto padronale, o come il sistema dei Voucher, con cui possono coprire legalmente il lavoro in nero.
  • Scioperiamo contro il ricatto delle differenze salariali che spezzano la solidarietà nei luoghi di lavoro, contro i confederali che ricorrono agli straordinaria quando il 50% degli under 26 è senza lavoro. Non stiamo chiedendo la carità! Un salario adeguato ci è dovuto per il lavoro che svolgiamo.
  • Pretendiamo che vengano bloccati e cancellati i sistemi delle esternalizzazioni e degli appalti. Non provino a prenderci in giro: sono solo modi con cui si spostano le attività su luoghi e individui più facilmente sfruttabili, incuranti di lasciare in mezzo alla strada gli sfruttati del giorno prima

Siamo in un mondo dove le parole dette e la realtà quotidiana sembrano non incontrarsi mai; Tv e giornali ci terrorizzano con l’onnipresente terrorismo islamico, eppure è la polizia a picchiare e arrestare i lavoratori e le lavoratrici che picchettano fuori dalla Bormioli, dall’Ikea e alla Artoni.
I politici vogliono convincerci che a rubarci il lavoro sono gli “immigrati”, ma l’azienda l’ha esternalizzata il padrone, e il mio collega africano, albanese, pakistano o arabo, è stato licenziato pure lui, e ora il suo permesso di soggiorno è a rischio, e proprio per questo ricatto sarà costretto ad accettare impieghi sempre più al ribasso.

La solidarietà, fra tutti e tutte, fra lavoratori diversi, è la nostra arma, più forte dei ricatti e dei manganelli!

Ci dicono che non ci sono risorse? Allora le tolgano alle miliardarie spese militari, agli stipendi milionari di manager, banchieri, generali e politici.

Ci dicono che non ci sono alternative? No, perché ovunque nel mondo, lavoratori/trici hanno deciso di reagire, prendendo, occupando e autogestendo assieme i posti di lavoro; la RiMaflow e la Vio.Me. sono solo due esempi fra i più famosi.

Passa a discutere, a condividere storie e materiali con noi!